venerdì 25 novembre 2011

L’AUSTERITY E’ VIOLENZA SUL CORPO DELLE DONNE

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nel nostro paese e in tutto il mondo la violenza contro le donne è all’ordine del giorno: stupri, violenze domestiche, assassinii. Questa condizione è acuita dentro il contesto di crisi.

Abbiamo deciso di aderire all’appelloOccupypatriarchy, una chiamata che nasce all’interno dello spazio pubblico aperto negli ultimi mesi dal movimento Occupy Wall Street. WE ARE THE 99%, slogan delle mobilitazioni statunitensi, non sta a indicare uno spazio liscio ed omogeneo, ma al contrario trae la sua forza dalle differenti striature di colore, genere e condizione che lo fanno vivere.

Le donne con il loro lavoro suppliscono alla crisi economica e a quella politica. Un recente rapporto Istat mostra come il “nuovo sistema di Welfare” abbia a che vedere direttamente con il lavoro femminile non retribuito: come siano, cioè, le nonne a sostituire gli asili nido, le figlie a sostenere il peso dei genitori anziani, le madri ad occuparsi dei figli, e come, in altre parole, il taglio ai fondi per i servizi sociali significhi il trasferimento di compiti e fatica sulle donne.

La violenza sulle donne è frutto di un sistema fondato sulla sopraffazione maschile. In tempi di austerity la parità tra i sessi sembra diventare un di “bene di lusso”. Quando i governi propongono politiche di conciliazione vita-lavoro legittimano, di fatto, il principio per cui una donna deve svolgere più lavori contemporaneamente: precari e senza garanzie nel mercato del lavoro “ufficiale”, senza retribuzione e diritti nella sfera privata. Questa è violenza travestita da austerity!

La crisi attacca ogni possibilità di autodeterminazione, mettendo in discussione la libertà di scelta. Ed è proprio su questa che è stato sferrato l’attacco: l’intento della Proposta di Legge Tarzia è quello di cancellare l’esperienza dei consultori, intesi come strutture sanitarie laiche, adibite alla tutela della salute della donna. Mettendo direttamente in discussione la legge 194 sull’aborto, i consultori vengono proposti come centri per la tutela del concepito e della famiglia, togliendo di fatto qualsiasi centralità all’autonomia delle donne e consentendo l’accesso a figure non qualificate del mondo cattolico.  Il “caso Lazio” è in questo senso emblematico e si configura come laboratorio per legittimare lo smantellamento del Welfare su scala complessiva. Quello dei consultori è, tra gli altri, un terreno di conflitto sul quale bisogna insistere, soprattutto con il governo Monti, in odor di sacrestia, per difendere il diritto alla salute e all’autodeterminazione della donna.

 
Occupyamo spazi per reinventare la democrazia!  I nostri corpi non sono titoli di Stato!
LA VITA SIAMO NOI!

 #OccupyPatriarchy Roma

lunedì 21 novembre 2011

LAVORO..tra SESSO e GENERE

Il VIOLA è il colore dello spirito: rappresenta il valore medio tra terra e cielo, tra passione e intelligenza, tra amore e saggezza.

È il colore della volontà di essere diversi/e, della METAMORFOSI, della transizione, ma anche della fascinazione erotica e della voglia di esprimersi. Un colore che esprime un'energia pura, atavica: una forza legata alla vitalità del rosso e all'intimo accoglimento dell'azzurro.

E' forse per questo che ne siamo così irrimediabilmente attratte: noi, donne in una TRANSIZIONE REVERSIBILE. Perché sentiamo così forte l'urgenza di raccontare le nostre vite da equilibriste, di esprimerci sui nostri desideri, di interrogarci sui cambiamenti che ci condizionano e su quelle forme di resistenza ai mutamenti che ci soffocano.

Questo mondo femminile, con i suoi difficili processi di mutazione, ci mette di fronte a una realtà complicata da rappresentare. Operaie e insegnanti, impiegate e ricercatrici, sex workers, colf e lavoratrici dello spettacolo, sono oggi parte del lavoro subalterno di nome o di fatto.

Eppure, talvolta, queste vite appese a un filo, queste voci invisibili vengono a galla per costringerci a prendere parola.

Il fenomeno nascosto del lavoro di riproduzione. Il lavoro non retribuito e non riconosciuto delle donne. Il lavoro sessuale e il lavoro di cura. Il lavoro femminilizzato e il lavoro conciliato.

Il lavoro flessibile o a tempo parziale reversibile, il lavoro a domicilio e il telelavoro, il lavoro gratuito, il lavoro obbligato oppure negato.

In questa giungla di ricatti e offerte al ribasso, noi ci prendiamo del tempo per parlarne. Quattro appuntamenti per riflettere e per prendere parola: perché vogliamo essere presenti e decidere delle nostre vite!


24/11 we want sex Nigel Cole, 2010
30/11 Raunch Girl G.De Stefano - L. Rongoni, 2011
06/12 nel lavoro di sandra G. De Stefano, 2006
15/12 voci di Donne native e migranti Rossella Piccinno, 2008

mercoledì 16 novembre 2011

Verso il 17 Novembre

Il 17 novembre da anni è la giornata internazionale dei/delle student*, è divenuta con il tempo una giornata commemorativa ma da diversi anni qualcosa è cambiato anche nel significato di questa giornata.

Siamo in un periodo di crisi economica che non accenna a regredire, sull’italia come su molti altri paesi europei pende un debito che aumenta di giorno in giorno. Questo debito ci dicono che debba essere pagato con i nostri soldi, con le nostre vite. Alla luce dei risvolti politici attuali ci troviamo davanti ad un nuova cricca politica che questa volta non abbiamo neanche votato. Il governo Monti che si insedierà nei palazzi del potere proprio giovedì  non sarà molto diverso dal governo precedente: le politiche di austerity saranno incrementate e ci continueranno a dire che va stretta la cinghia, cinghia che per noi ormai non ha più buchi. Non ha più buchi soprattutto per le donne.

Siamo noi ad essere  in credito nei loro confornti, siamo noi che più di tutti stiamo pagando questa crisi che non abbiamo generato. Le misure prese negli ultimi anni hanno reso le nostre esistenze sempre più precarie a partire dallo smantellamento dell’università, dall’aumento dell’età pensionabile, dal rafforzarsi di contratti sempre più flessibili in nome di una “libertà” e uguaglianza per le donne che punta al ribasso e di quella conciliazione tra lavoro e vita privata che ci vede doppiamente impegnate e drasticamente meno retribuite. Siamo sempre noi che sopperiamo ad un welfare state inesistente, diventando così quell’ammortizzatore sociale che lo stato non garantisce. Produciamo il 50% del PIL mondiale ma deteniamo solo l’1% delle ricchezze mondiali. Tutto quello che con le lotte negli anni abbiamo conquistato ce lo stanno portando via, per pagare un debito che non abbiamo generato.

Per questo scenderemo in piazza il 17, per dire basta a questa falsa emancipazione, per rivendicare autodeterminazione e diritti reali.

LA CRISI NON E’ NEUTRA PERCHE’ IL PROGETTO DI PRECARIETA’ E’ DA SEMPRE SCRITTO SUI NOSTRI CORPI. RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE VITE!